Vita, arte, mostre e libri

Segni di racconti visivi

Diverso – anzi: diversissimo – è l’approccio di Facchinetti verso il testo da lui scelto, un testo di Daniele Del Giudice, scrittore italiano recentemente scomparso. Il romanzo di Del Giudice, dal titolo subito evocativo di Nel museo di Reims, narra la vicenda di un uomo che sta per diventare cieco e che desidera vedere le opere del Museo di Reims per poterle ricordare poi. Lo accompagna una donna, che lo aiuta a vedere. Le opere d’arte vengono percepite dal protagonista, più che viste, forse addirittura immaginate, anche grazie alle parole di chi sta condividendo con lui l’esperienza. Questo livello di relazione con l’opera d’arte, la possibilità di percepirla piuttosto che di vederla, il sentire il colore, fino a crearlo nella mente quando non lo si ha davanti agli occhi, è l’elemento che Facchinetti ha sentito affine alla propria ricerca. Nei suoi lavori egli ragiona proprio sulla realtà percepita: una realtà che non c’è, ma esiste, che vive nella sensazione e nella sinestesia, chiamando in causa tutti i sensi e non solo la vista. Nei suoi Riflessi, nei suoi Ritratti a Matita, ma anche nei suoi Notturni e nei suoi Paesaggi, egli ritrae – ora con un segno di matita, ora con campiture cangianti di colore – figure e luoghi che esistono innanzi tutto nella sua immaginazione e in quella di chi guarda, che confidano nella sensibilità del fruitore più che nei suoi occhi, che non fanno dello sguardo uno strumento di analisi esatta, ma uno dei possibili strumenti di conoscenza.
Di nuovo, dunque, il personale e ben circoscritto campo di ricerca dell’artista ha incontrato sul proprio cammino un testo capace di stabilire un possibile dialogo, di suggerirlo con le parole senza saperlo, di giungere a riflessioni assai simili, con mezzi e percorrendo strade differenti.

Luglio 2023