Nei cieli. Sguardo al futuro
Sta per concludersi l’anno dedicato a “Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023”. «Fu vera gloria?».
Non tocca a noi emettere sentenze; parafrasando Manzoni, lo faranno i posteri. Ho una sola convinzione. Il vero successo non sarà indicato dal numero di turisti o visitatori ovvero – per dirla con un termine televisivo – dall’audience, quanto dai semi che si saranno gettati, in profondità, in termini di sostenibilità, territorialità, qualità, visione prospettica.
Sono proprio queste le direttrici sulle quali ci siamo mossi, a suo tempo, nel progettare le nostre iniziative per il 2023, che non sono niente di più o di diverso da quello che abbiamo sempre fatto e continueremo a fare. Nessun effetto speciale, nessuna indulgenza per attività nel segno dell’effimero e della superficialità. Solo gesti concreti, spesso discreti; molte iniziative dedicate alla bellezza, allo spirito, al pensiero; stretta vicinanza ai luoghi e alle persone.
Abbiamo dedicato grande attenzione ad attuare iniziative orientate pro futuro: ulteriore sviluppo del nostro storico progetto “Grandi restauri” con la pianificazione di nuovi interventi su Capolavori di Chiese e luoghi storici; partnership rafforzata con meritevoli istituzioni locali realizzando, insieme, progetti di rilevante qualità storica, artistica, culturale o solidale; promozione di eventi espositivi riguardanti artisti contemporanei bergamaschi (spesso dimenticati dai circuiti istituzionali per una forma di storico e anacronistico provincialismo “alla rovescia”).
Sotto quest’ultimo aspetto, abbiamo proseguito nel nostro progetto di valorizzazione dell’arte contemporanea – dando spazio e visibilità all’opera di artisti talentuosi del territorio – attraverso il nostro storico format che coniuga qualità artistica e promozione del pensiero; da questi intendimenti, nascono esposizioni che rappresentano un concreto atto di ribellione contro la banalità e la superficialità che ci circondano, consentendoci di approfondire temi fondamentali per l’uomo, quali il suo destino, la sua natura, la sua vocazione.
Oltre un centinaio le tappe e gli eventi promossi e realizzati direttamente nell’ultimo decennio; una decina nel 2023, con le esposizioni dedicate a Ugo Riva, Piero Cattaneo, Cosetta Arzuffi, Emilio Belotti. Ora è il momento d i Paolo Facchinetti.
Nel settembre 2022, nell’antica Abbazia di Santa Maria di Valmarina, si realizzò una solare dimostrazione di come sia possibile valorizzare, in modo semplice ed efficace, l’attività di nostri artisti nei giusti contesti della città.
Metteteci una istituzione che offre opportunità e spazi, un curatore di qualità, un luogo incantevole, ottimi artisti, diversi fra loro ma accomunati dall’essere eccellenti ciascuno nella propria poetica, animati da una grande passione (artistica e civile), accomunati da una bella amicizia e da un “idem sentire”, che condividiamo con loro: arte intesa come etica ed estetica, dedita ad approfondire i misteri esistenziali della vita e della morte, del tempo che fugge, del Creato che stiamo distruggendo. Lì ammirai opere di Maurizio Bonfanti, Paolo Facchinetti, Francesco Parimbelli, Ugo Riva.
Di Facchinetti, che conobbi in quella occasione, mi colpirono i cieli così trasparenti e intriganti – reali e insieme evocativi, semplici e nel contempo complessi – grazie alla creatività dell’artista e alla particolarità della sua tecnica, così rara e ricercata, della pittura a soffio, che nella rappresentazione del cielo determina effetti strabilianti; sottolineo la valenza ancestrale della tecnica risalente al Paleolitico (in Francia, vi sono esemplari iconici della pittura a spruzzo, tramite soffio, quali i cavalli a pois nella grotta di Pech-Merle o le mani in negativo nella grotta di Gargas).
Mi piace molto ammirare il cielo, sovente fissando – con qualche scatto fotografico improvvisato – le variazioni di colore e i giochi di nubi; trovo appagante contemplare i cieli, in natura e nelle opere d’arte, meglio se con nuvole fluenti.
Sarà forse, nomen omen, per il nome (noi Angeli abbiamo sovente la testa fra le nuvole); sarà perché l’attuale realtà – così difficile e complessa, spesso angosciante o deprimente nelle sue declinazioni storiche (in mostra rappresentate dai Lenzuoli di epoca Covid) – ci induce ad alzare lo sguardo, oltre le miserie del tempo; sarà infine perché, guardando le multiformi conformazioni del cielo e il suo orientarsi verso l’infinito, le situazioni contingenti si relativizzano inducendo – attraverso l’elaborazione razionale del pensiero – la consapevolezza che, per quanto possiamo sentirci grandi, rispetto all’infinità non siamo nulla; i nostri problemi non sono forse così insormontabili come sovente ci appaiono.
E Paolo Facchinetti, con le sue opere, ci aiuta ancor più a capirlo.
Angelo Piazzoli, Presidente Fondazione Credito Bergamasco, 2024