Paolo Facchinetti 
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 Di luce e d'ombra 

 

I - Oscillazioni
Da sempre la pittura di Facchinetti oscilla vertiginosamente tra una figurazione sottilmente raffinata e un'astrazione informale energica e gestuale, tra vaghi richiami a Francis Bacon o a Giacometti e consapevoli riferimenti a Franz Kline, Emilio Vedova, Hans Hartung. Senza che mai i due fronti si confondano. Senza che mai i due universi paralleli si incontrino.
La pittura figurativa dell'artista bergamasco sembrerebbe aver poco a che fare con il suo Informale. Anzi, a tratti le due modalità espressive paiono decisamente antitetiche. Tanto è sapiente e controllato il disegno nei ritratti, quanto appare violento ed emotivo il gesto nei quadri astratti. Un colore sfumato ed "atmosferico" steso con morbide velature a pennello o con tenui tocchi di pastello nei ritratti si contrappone a sciabolate di colori accesi e primari impresse selvaggiamente sulla tela a colpi di spatola negli astratti informali.
Su entrambi i fronti l'artista appare sicuro del fatto suo, coerente, riconoscibile. Su entrambi i fronti si può individuare e definire negli anni un percorso, un'evoluzione: la maturazione di uno stile. Anzi di due. Paolo Facchinetti uno e due. Facchinetti come Giano Bifronte.
E questo costringerebbe (e di fatto ha costretto, in passato) ad un discorso critico ancipite. Anzi, ancora meglio, a due discorsi critici nettamente separati, dove al limite mettere in risalto proprio il rapporto antitetico e parallelo delle due linee espressive. Come una tesi ed una antitesi che non trovino mai un momento di sintesi.
Ma ad un certo punto qualcosa cambia e i due universi paralleli, come sottoposti ad una forza irrefrenabile di attrazione, di contrazione cosmica, sembrano avvicinarsi.
O almeno sembrano rispondere ad analoghe leggi.

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I - Oscillations
Facchinetti's painting has always been staggeringly oscillating between a subtly refined figuration and an energetic and gestural informal abstraction, between vague references to Francis Bacon or Giacometti and more deliberate references to Franz Kline, Emilio Vedova and Hans Hartung. Without ever confusing the two fronts, without the two parallel universes ever meeting.
The figurative art of the artist from Bergamo seems to have little to do with his Informal painting. Indeed, at times, the two modes of expression seem quite antithetical. A skilful and controlled drawing in the portraits as opposed to a violent and emotional gesture in the abstract paintings.
A faded and "atmospheric" colour laid with a soft brush or with delicate touches of pastel in the portraits clashes with the slashes of bright and primary colours savagely applied to the canvas with strokes of the spatula in the informal abstract pantings.
On both fronts the artist appears to be self assured, consistent and recognizable. On both fronts we can identify and define, over the years, a path, an evolution: the maturation of a style. Actually two styles: Paolo Facchinetti one and two. Facchinetti like a two-faces Janus.
And this would force us (as it has indeed in the past) into a critical double-edged discourse. Indeed, even better, into two critical discourses clearly separated from each other, where one can at the most emphasize the antithetic and parallel relationship existing between the two expressive lines. Like a thesis and an antithesis that never reach a synthesis.
But at one point, something changes and these two parallel universes, as if subjected to a force of attraction, of cosmic contraction, appear to get closer, or at least they seem to respond to similar laws.

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 Virgilio Patarini 

 

 

 

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